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L'arte contemporanea tra mercato e nuovi linguaggi

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Vettese, Angela 25 occorrenze

L'arte contemporanea tra mercato e nuovi linguaggi

aggiungere l’aggettivo «contemporanea». Purtroppo, rispondere è quasi impossibile.

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che Obrist ha definito «la pratica quotidiana della pittura» come un grande maestro del passato e quasi fosse un esercizio che, come gli allenamenti

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o corpi nudi accasciati in modo talmente veritiero, da generare quasi un senso di voyeurismo: vi sono riprodotti in modo maniacale anche i più piccoli

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una concezione di arte così inclusiva da essere quasi inutile. Per quanto sia difficile accettarlo, la capacità di realizzare un quadro o una scultura

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regalare qualche raggio di luce ai londinesi, abituati a vivere in una città quasi sempre grigia e fumosa. La simulazione atmosferica piacque così

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colse in alto mare, mentre navigava indifeso su un guscio a vela di pochi metri: l’imbarcazione fu ritrovata dopo quasi un anno, al contrario del corpo

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In effetti oggi l’arte visiva è molto implicata, anzi, quasi travolta dai meccanismi di promozione e di mercificazione, tanto che si è diffuso un

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Alcune di queste esperienze intimistiche hanno portato gli artisti a sottolineare la natura spirituale anche se quasi mai religiosa del proprio

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Sembra quasi che in un mondo in cui Internet, i social media, i talent show televisivi indagano e controllano sempre più a fondo nelle nostre vite, l

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, si è delineata la figura di un artista meno legato all’opera come segno personale, per cui l’esecuzione è quasi sempre affidata ad altri e l’opera

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• Le realizzazioni che, a partire da quelle di Lazio MoholyNagy, richiedono una pianificazione e potrebbero quasi ridursi al progetto stesso.

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un’arte ultra-concettuale che enfatizza il processo di pensiero in modo quasi esclusivo. Così come sempre più spesso il lavoro è concepito nello

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intellettuali, tra cui: testi scritti su carta, fotografie che il più delle volte documentavano azioni e performance, schizzi e disegni di progetti quasi sempre

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ridisegnate e dipinte con colore e pennello. Le Brillo Boxes (1964) di Andy Warhol sono doppioni quasi perfetti, ma in legno e non in cartone, dipinte con

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cibo biologico o per un’acqua minerale, che molti presumono migliore di quella del rubinetto quasi soltanto perché ha un nome. Se guardiamo all’arte

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automatica e ad appendere al muro le loro immagini. C’è chi ha catalogato il mondo intorno a sé, come hanno fatto, per quasi sessant’anni, Bernd e Hilla

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negazione dell’aulico e del sacro a favore del transitorio; dall’altro, però, ha ribadito la ritualità dell’arte stessa e quasi un suo volto materno

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di fermare. Possiamo accedervi facilmente, ma soltanto di sfuggita, perché quasi subito le informazioni acquisite devono essere delegate all’oblio e

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disequilibrio che traspare anche dal loro aspetto visibile, con quei volumi monumentali, sì, ma ritorti e quasi pronti a cadere. E forse, se sapessimo

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scomparsa quasi definitiva. I cambiamenti nei modi del fare sottendono motivi pratici, ma rivelano anche un mutamento del sentire collettivo. I graffiti

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, volutamente autonomo e quasi fuori controllo, capace di invadere la città in modo virale e frattale e dando luogo a squadre di lavoro che, come specchi

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percorreva in orizzontale, verticale e diagonale lo spazio espositivo rendendolo sinistro e quasi inagibile.

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È il caso, d’altronde, di quasi tutta l’arte dematerializzata diffusasi a partire dagli anni Sessanta-Settanta, che ha vissuto un profondo paradosso

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verificati in ambito scientifico, intellettuale ed estetico, e, dall’altro, se non conosciamo nulla o quasi della biografia dell'artista e del quadro

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quasi del tutto immateriali. Anche per azioni, performance, happening, l'artista deve essere un efficiente organizzatore e riuscire a coordinare il

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